Le cellule corneali si fonderebbero con il gel andando a creare a un tessuto simile a quello originale. La difficoltà sta però nel garantire la trasparenza dell’area ricostruita.
Creare un gel adesivo, che potrebbe riparare la cornea rendendo inutile il trapianto. È la prospettiva offerta da una ricerca – appena pubblicata su Science Advances – condotta da Reza Dana, responsabile del servizio Cornea e Chirurgia Refrattiva al Massachusetts Eye and Ear e docente di oftalmologia della Harvard Medical School di Boston. Possibile che a breve il trapianto diventi obsoleto? «È da tempo che si lavora per sviluppare sostanze che potrebbero riparare la cornea e sono già anni che, per rafforzarla, dato che può sfiancarsi e assottigliarsi, (assumendo una caratteristica forma a cono, da cui il nome della patologia: “cherotocono”) si ricorre a una tecnica simile a quella proposta: il cross linking che letteralmente vuol dire collegamento incrociato . In pratica si rafforza la cornea creando nuovi legami tra le fibre di collagene che la costituiscono, grazie all’azione della vitamina B2 che, sottoposta all’azione dei raggi ultravioletti, rende più rigida la cornea stessa.I l lavoro di Dana, va dunque in una direzione già nota anche se i problemi tecnici non mancano» commenta Paolo Nucci, direttore della clinica oculistica della clinica San Giuseppe di Milano.
Il materiale
Il gel super-adesivo sviluppato dai ricercatori contiene molecole attivabili dalla luce e la nuova tecnologia chiamata GelCORE (gel for corneal regeneration), potrebbe divenire risolutiva nella cura delle lesioni di cornea, causa diffusa di deficit visivo, con oltre 1,5 milioni di nuovi casi di cecità corneale riportati ogni anno. «Abbiamo creato un materiale chiaro e fortemente adesivo – ha spiegato Dana – che dovrebbe consentire alla cornea anche di rigenerarsi: le cellule corneali si fondono con l’adesivo e la riparano creando un tessuto il più possibile simile a quello originale danneggiato».
Le difficoltà
Il gel viene somministrato o per iniezione o con un contagocce. Una volta in sede lo si attiva con esposizione a luce blu per pochissimi minuti in modo che prenda e caratteristiche del tessuto corneale e si fonda progressivamente con esso riparando il difetto e stimolando la rigenerazione corneale. Spiega Paolo Nucci: «L’esposizione alla luce blu degli ultravioletti serve per attivare la molecole del gel e per farle polimezzare cioè indurire ed è come quella che utilizza il dentista per asciugare rapidamente la pasta dell otturazioni e che si usa per il cross linking corneale. La difficoltà non sta tanto nel fatto di fare in modo che si ricostruisca il tessuto corneale lesionato, ma nel fatto che la cornea ricostruita mantenga la sua trasparenza. Le cellule della cornea sono infatti disposte secondo una precisa struttura architettonica che ne garantisce la trasparenza e quindi il passaggio dei raggi luminosi all’interno dell’occhio; se la simmetria cellulare del tessuto ricreato non è perfetta la sua funzione è compromessa: le immagini non sono più nitide e la vista è compromessa, proprio come accade nella lesine corneale stessa».
I test
Per ora il gel è stato testato con successo su animali, e attualmente il gruppo di esperti sta cercando di svilupparlo in differenti formulazioni (per concentrazione, viscosità ed altri parametri) in modo da crearne diverse versioni da usare a seconda del tipo di lesione corneale da curare.
Fonte: corriere.it